ITALIA

 


GENOVA, GIOIA TAURO, PALERMO


Proposta di sottrazione del ''debito'' delle aziende statali del calcolo del rapporto debito pubblico/Pil

Care compagne, cari compagni,

 

Ecco un tipico brano relativo alle ricette del Governatore Draghi tale che riassunte a partire delle sue ''Considerazioni finali'' dal giornale la Repubblica. (vedi Rosaria Amato, ''Draghi: "Tornare alla crescita attraverso stabilità e risanamento" in www.repubblica.it , 31 maggio 2006)

 

Le misure per ridurre il debito. Tenendo conto del fatto che "per conseguire l'obiettivo di indebitamento netto indicato nei programmi governativi per il 2007, pari al 2,8% del Pil, e riavviare il processo di riduzione dell'incidenza del debito sul Pil è necessaria una correzione dell'ordine di due punti percentuali del prodotto", risulta necessario, afferma il governatore, "frenare la spesa primaria corrente, che nell'ultimo anno è cresciuta in termini reali del 2,5% l'anno". Attraverso due strade: "affrontare il nodo dell'età media effettiva di pensionamento", "responsabilizzare pienamente Regioni ed Enti locali nel controllo della spesa".

 

Anche non avendo ancora letto le ''considerazioni finali'' del Governatore di Banca d'Italia nel testo originale (compito dei prossimi giorni. Fra qualche giorni, nella Sessione Italia del mio sito, saranno disponibili i commenti sui dati Istat e Banca d'Italia, che avevo cercato di mandarvi pochi giorni fa, in particolare sui saldi esteri del Paese) abbiamo subito capito che il signore Draghi fa parte della vecchia clique totalmente cieca che ha gia rovinato il Paese, precisamente dal 1992 in poi! Proporre di allungare l'eta pensionistica in uno Paese dove il governo precedente si è gia ingegnato a diminuire furtivamente le pensioni reali che saranno percepite dal 80 % dei lavoratori a medio e lungo termine, mentre si creavano le condizioni quasi-criminali di privatizzazione dei Fondi pensioni con la manovra (da abrogare) sul Tfr, rimane una scelta sbagliatissima gia denunciata dalla realtà dei fatti! Nell'ultimo anno, la meta di tutti i posti di lavoro creati in Italia erano a tempo limitato. Pero la spesa dei nuclei familiari come pure gli investimenti lordi erano gia azzerati! Nel fra tempo, la messa in Borsa delle nostre imprese nazionali, criminalmente privatizzate, portò alla crescita dell'investimento portafoglio domestico e straniero al dispetto degli investimenti diretti! In somma una doppia perdita di controllo nazionale sulle nostre imprese e la loro struttura. Con tutto ciò, la ricetta dei nostri soliti ''esperti'' nazionali, alla Banca d'Italia (istituzione maggiore ma sciaguratamente ancora di statuto privato, detto per quelli dirigenti che l'avrebbero dimenticato) e altrove, consiste nella sostituzione del lavoro precario fornito dalle persone anziane all'assenza di pensioni decenti da loro percepite, dato la debolezza dei loro contributi durante un'intera vita di lavoro sfruttato da una classe di dirigenti ovviamente parassita e usurpatrice delle sue posizioni e delle sue qualificazioni. A tutti i livelli. Pensare poi che il Programma dell'Unione (per fortuna da intendere come un ''quadro'' e niente di più secondo le affermazioni del Presidente del Consiglio) dice pressappoco le stesse sciocchezze sul questo tema! Al questo ritmo il nostro Paese, gia rovinato da questi ciarlatani parassiti, non potrà può reagire e riaffermare il suo rango europeo e mondiale. Non si può più andare avanti così. Importa pero dirlo ad alta voce ed illustralo alle cittadine, ai cittadini alle lavoratrice ed ai lavoratori. Sembra semplice ma fu verificato in modo concreto dalla Riduzione del Tempo di Lavoro ( 35 ore ) in Francia: La creazione di lavoro permanente può sola ristabilire la crescita della domanda interna, i contributi sociali (incluso pensionistici) e la fiscalità dello Stato, dando allo Stato ulteriori mezzi d'intervento sul piano socio-economico. Esoneri fiscali alle imprese senza l'esigenza della riabilitazione del Codice di lavoro e dei contratti settoriali nazionali negoziati tra le parti sociali rappresentano solo un inutile regalo supplementare al padronato. (Per riassumere : nella prima fase, gli esoneri fiscali della ''gauche plurielle'' del Primo Ministro Jospin nel ambito della legge quadro detta delle ''35 ore'' crearono 300 000 impieghi permanenti e permisero di finanziare centinaia di mille altri impieghi. (per un totale di 2 milioni durante la legislatura della ''gauche plurielle'') Il tasso di disoccupazione passò di più di 11 % a quasi 8 % smentendo definitivamente le fasulle teorie relative ad un livello di ''disoccupazione strutturale'' o ''naturale!). Invece gli esoneri fiscali del governo di destra di Raffarin sprecarono 24 miliardi di euro e per colmo portarono alla ripresa della crescita della disoccupazione ... senza poi parlare della fiscalità regressivo di questo governo di destra che portò rapidamente (e prevedibilmente) la Francia fuori dei Parametri di Maastricht mentre il debito nazionale passava di 59 % a 66 % e più del Pil!)

 

E vero che il governo attuale dell'Italia si trova condizionato da forti vincoli domestici, europei ed esterni. Pero, mi sembra che non si può più pensare ristabilire l' ''avanzo primario'' alle spese dei lavoratori, mentre si continua a strumentalizzare il peso dell'indebitamento dei conti pubblici e del debito nazionale per portare avanti le privatizzazioni rimanenti ai livelli nazionali, regionali e municipali. Manovrando così non si avrà nessuno effetto reale e duraturo sul debito e sul andamento dell'Amministrazione pubblica. Anzi si sprecherà le ultime basi industriali-economiche del Paese per pagare le spese correnti, senza iniziare nessuna azione strutturale di lungo respiro. Non si può neanche contare sulla crescita economica italiana, trainata dalla crescita europea e mondiale, purché ''agganciata'' bene. Questa crescita faciliterà certamente le cose per il nuovo governo ma la sua anemia non permette di sperare nessuno miracolo contando solo su di essa. Ci vogliono altri tipi di azioni. In particolare una trasformazione controllabile per legge dei CDD in CDI tramite la riabilitazione delle garanzie generali del Codice del lavoro e delle garanzie specifiche negoziate tra le parti sociali ed iscritte nei contratti settoriali nazionali. Perciò, la proposta di riabilitazione della pianificazione economica accennata nel Programma dell'Unione deve ricevere una fortissima ed urgente spinta. Il governo deve pero darsi la possibilità finanziaria concreta di agire con tempestività e fermezza. Ecco alcune proposte: 1) esigere della UE, nel quadro del Patto di stabilità e di crescita, oggi violato da troppi Stati membri, di togliere i debiti delle imprese statali dal calcolo del rapporto del debito nazionale al Pil. 2) reintrodurre l'Eurotassa. Se su vuole in concomitanza con la discussione pre-elettorale relativa all'adozione della progressività repubblicana delle tasse sotto la forma di una Tassa sopra le fortune e le plusvalenze. O sotto un'altra forma. Dedicando pero l'intero rendimento di tale Eurotassa alla liquidazione progressiva del debito nazionale, con l'ulteriore garanzia ufficiale di dedicare questo margine di manovra nella Finanziaria al sostegno dei programmi sociali universali. Proprio quelli che contribuiscono simultaneamente al sostegno della domanda interna, e dunque del impiego, e alla crescita della produttività e della competitività strutturale necessarie per ristabilire i saldi esteri (commerciale e bilancia dei pagamenti) del Italia in Europa e nel mondo. 3) la lotta all'evasione fiscale. Tutte queste misure debbono però essere inscritte in un Dpef confezionato per anticipare una parte, almeno minima, delle entrate, in modo da non cadere nella trappola fiscale-economica verificata dai New Dealers nel 1936, la prima veramente capita in termini economici scientifici. Oltre alla stesura del Dpf, si deve concordare un programma di risanamento con la commissione europei su obbiettivi precisi ma decisi su tempi ragionevoli dal governo italiano.

 

Per quanto riguarda l'inclusione dei debiti delle imprese pubbliche (cioè, statali) nel calcolo del rapporto del debito nazionale al Pil da parte delle istanze nazionali ed europee, fu una manovra quasi canaglia, perché fatta in modo premeditato per raggiungere obbiettivi precisi resi in questo modo inevitabile a breve tempo: Si trattava solo, per mezzo delle privatizzazione e nel quadro neoliberale previsto prima a Barcellona e a Lisbona e poi finalmente sacralizzato nel defunto progetto di costituzione europea ultra-neoliberale, di creare le condizioni di distruzione ''legittima'', perché presunta ''economicamente necessaria'', delle ultime agenzie pubbliche statali nei Paesi meno neoliberali. Come recentemente dimostrato dalla redazione della Direttiva Bolkestein, per i tecnocrati di Bruxelles passare oltre ai desideri democraticamente espressi dalle elettrice ed elettori dei paesi membri costituisce una grandissima preoccupazione! In realtà, le impresse statali debbono essere sottomesse alla sorveglianza severa degli Parlamenti rispettivi, questo si, se non altro per permetterli di assicurare la loro vitalità e la loro stabilita, dato che hanno il compito di provvedere servizi giudicati essenziali a tutti i cittadini. Detto questo, per legge, le aziende statali sono autonome e agiscono nel quadro di un rendimento del capitale a lungo termine. Rispettando la loro autonomia finanziaria possono più facilmente ristrutturare i loro debiti quando questo si dimostra necessario per portare avanti opere infrastrutturali urgenti, e prevedere il riacquisto delle loro obbligazioni gia emesse quando questo si avvera necessario (ie il ''keynesianismo aziendale'' descritto in Tous ensemble*) senza pero pesare sui conti nazionali. Questa struttura a lungo termine è necessaria per permettere alle aziende statali di offrire i stessi servizi a tutti i cittadini indipendentemente della loro localizzazione sul territorio nazionale, anche operando una sana perequazione tra zone prospere o zone meno sviluppati. E altrettanto necessaria per permettere un ammortamento razionale dei loro investimenti infrastrutturali.

Noto che senza questo passo istituzionale (di fatti, un semplice ristabilimento del buon senso al livello europeo) le spese europee per le infrastrutture ed altre grande opere diventano paradossali se non addirittura un incitamento alla continuazione del processo autolesionista della privatizzazione! Togliendo questi debiti aziendali dal calcolo del rapporto del debito nazionale al Pil si potenzierebbe dunque tanto il governi nazionali quando l'accelerazione delle grandi opere dando così un doppio contributo strutturale contro-ciclica di corto ma anche di lungo respiro alla crescita italiana ed europea.

 

Le vecchie ricette ci anno pertanto al precipizio. La filosofia dei dirigenti nazionali ed europei deve ora cambiare per cercare di rispondere concretamente ai problemi degli Stati Membri della UE ed ai bisogni socioeconomici vitali dei suoi cittadini.

 

Paul De Marco.

 

* Nel quadro della pianificazione contro-ciclica nazionale ed aziendale avevo anche proposto l'adozione prudente ma calcolata di Swaps tra azioni di impresse nazionali ristrutturate in proposito e debito nazionale. Si trasformava così un problema in opportunità di sviluppo mentre si sosteneva la crescita e il peso strategico delle nostre aziende nazionali. I soli a capire sembra che furono i CEO e CFO delle impresse private nord-americane in modo da ristabilire la loro credibilità in Borsa anche con l'aiuto elle misure bushiane relative alla cosiddetta doppia tassazione dei dividendi.

 

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GENOVA, GIOIA TAURO, PALERMO

Critica della politica commerciale, turistica e dei dirigenti degenerati e venduti.

 

 

A tutte le cittadine e tutti i cittadini italiani.

A tutte le compagne e tutti i compagni,

Alle sorelle e fratelli del Sud*.

 

Per dominare i popoli e il proletariato, la classe dominante deve sapere disarmare culturalmente e politicamente le classe dominate. Il sistema di educazione, i ninnoli distribuiti dal Opus Dei e dalle altre logge massoniche filo-semite nietzschiane, le paghe istituzionali oscene concesse a tanti farabutti che hanno dimostrato di essere dei fedelissimi ''domestici di casa'', in breve l'insieme del lavoro di ''disarmo'' operato in permanenza dagli Apparati ideologici dello Stato borghese servono, in parte, a formare il carattere supino dei bassi cleri utili al regime di sfruttamento vigente.

 

Gente senza dignità si permette di citare i differenziali tra il numero di libri venduti al Sud e al Nord, con altre statistiche del genere. E di paragonarle, mescolando gagliardamente ''causa'' e ''correlazione'', non con il livello dei salari o delle pensioni, ma con il tasso di produttività delle regioni designate! Eppure, per quanto sia letteralmente stupende, questo tipo di ragionamento viene offerto quando si cerca di dimostrare qualche originalità nei temi trattati, omettendo così opportunamente di parlare della solita ''mafia'' come fenomeno endemico (ma, s'intende, mai e poi mai, come sistema economico-politico rigorosamente mantenuto.)

 

Io affermo che lo stato di sottosviluppo del Sud è dovuto ad una sola ed unica causa determinante. Tutti gli altri fenomeni causali sono subordinati a questa. La povertà permanente del Sud è dovuto in primo luogo al suo sfruttamento da parte delle classe dirigenti, classi che dominano e dirigono le tante ''mafie'', ovviamente senza escludere l'Opus Dei, e le varie logge massoniche. In turno, questo sfruttamento è reso possibile solo dal tradimento dei venduti del tipo di Bertinotti (dico per forza ''venduti'' dato che non mi è concesso dalla realtà dire ''transfughi'', visto che questi tizi sono ancora incrostati nei nostri ranghi comunisti. I DS, per esempio, mi danno meno fastidio perché l'opposizione diventa una semplice e normale questione di persuasione e di adesione da parte delle cittadine e dei cittadini. A detto Bertinotti quando protestavo per il holdup sul partito di sinistra europeo : chi ha più filo tesse. Giusto, a me converrebbe davvero! Ma cosa si fa delle matasse e degli arcolai rubati con la falsa rappresentanza?) Non si possono più tollerare le persone che si fano pagare da ''comunisti'' per controllare l'organizzazione comunista e poi svuotare le teorie marxiste della loro vitalità. Ansi per occultarle in permanenza. In questo caso preciso, una persona di una culturaccia di seconda mano, all'immagine del pitre, suo mentore, Ingrao. Un politico che fu eletto alla presidenza della Camera per continuare ad assumere il compito di disorganizzazione del proletariato assunto fin qui dal pavone Ingrao che, per parafrasare Apollinaire, crede di fare vanitosamente la ruota senza accorgersi di rivelare più di quanto desidererebbe mascherare. (Insomma, un Ingrao incrostato nei nostri ranghi per venirci finalmente a ''confessare'', senza il minimo imbarazzo, sulla fine dalla sua vita sprecata in vano, che non fu mai ''comunista'', anche se ha sempre puntualmente votato servilmente tutte le scelte ''staliniane'' del PCI per conservare il posto!) Forse importa sottolineare, per i più candidi tra noi, che a certe posizioni istituzionali si accede legalmente ad informazioni private, disponendo così della possibilità istituzionale di strumentalizzare i partiti e i militanti (almeno quelli che non sono al corrente.) E chiaro che Bertinotti, Ingrao e tutti gli altri hanno il diritto alle loro opinioni e alle loro scelte politiche. Inutile ripetere Voltaire (come fece ad un tempo della Volpe) a questo soggetto, dato che la nostra Repubblica dispone gia di una buona Costituzione partigiana. Ma non hanno il diritto alla falsa rappresentanza. Questo richiamo fondamentale non mi sembra un problema per le sole coscienze individuali: Ad un certo punto diventa un crimine di inganno politico, suscettibile di essere portato davanti alla Corte costituzionale. Chi non tollera Marx, ed in particolare la legge del valore marxista che costituisce il cuore della teoria del iniziatore del comunismo moderno, non dovrebbe pretendersi né essere pagato come ''comunista'', e dovrebbe invece restituire immediatamente la carta di un Partito che non merita di subire la sua presenza, ne soffrire le conseguenze disastrose dei suoi imbrogli. Se non altro perché gli autentici comunisti pagano spesso duramente la loro adesione con l'esclusione ed altre travaglie. Tanto per fare due esempi: Noi, comunisti, non cambiamo Lenin per Nenni, o Gramsci per Tasca. Per essere sinceri, Ingrao e i suoi discepoli noi non sapremo per qui o cosa cambiarli ...

 

Questo stato di affare non può più durare. Distrugge inesorabilmente il nostro Partito e la nostra Nazione.

 

Vi dò uno solo esempio. Egli mette anche in gioco certi spiriti un può semplici ma, a modo loro, molto millenaristi, del partito verde (dove, tra parentesi, si dovrebbe subito imparare a non intromettesi negli documenti privati della gente prima che sia troppo tardi.) Si tratta delle grandi opere, più particolarmente del Ponte sul Stretto e della TAV, infrastrutture eminentemente strutturanti dal punto di vista economico. L'Italia ha tollerato troppo incompetenti fin qui. Ora basta.

 

La situazione generale può essere riassunta brevemente così. Il commercio internazionale è fondato sul trasporto marittimo dei container. Con l'emergenza della Cina e della Zona del Perimetro del Oceano Pacifico (Pacific Rim), questo commercio sta letteralmente aumentando in progressione geometrica. Questo commercio potrà eventualmente essere sottomesso ad una nuova definizione dell'anti-dumping all'OMC, in modo da legare questa normativa internazionale al pieno impiego settoriale e nazionale, ma non potrà essere impedito. Per accedere all'Europa in provenienza di questa zona si deve passare dal Canale di Suez (altrimenti si deve sprecare tempo e denaro procedendo alla circumnavigazione dell'Africa. In altre parole, l'Italia dovrebbe essere la porte di entrata naturale della maggiore parte di questo commercio e di questo lucrativo traffico. La Svizzera non può più sopportare il traffico dei tiri nelle sue valle. Di più, per diminuire la polluzione dovuta al consumo di benzina e di diesel, una maggiore parte del traffico di container dovrebbe essere trasferita dai tiri al trasporto ferroviario. Si dovrebbe dunque procedere al più presto al completamento della TAV. Così facendo, Genova diventerebbe naturalmente la porta di entrata del traffico a destinazione dell'Europa centrale e della Valle del Po. Cose ovvie, e purtroppo rimesse in causa senza autentiche ragioni. Le preoccupazioni ambientali sono importanti, ansi vitali, ma tali preoccupazioni non hanno mai impedito opere fatte per bene in nessuno altro paese civilizzato, rigorosamente attento alla sua qualità di vita globale. Il che fa pensare che l'opposizione è strumentalizzata al Nord, come ovviamente è strumentalizzata da interessi nordisti ed europei nel Mezzogiorno.

 

Noto che non facendo la TAV perderemo tutto il traffico destinato all'Europa centrale e del Nord. Pero, Genova è un porte antico, dotato di antichi cerchi di affari e di relazioni. Questi vorranno sopravvivere e prosperare. Come lo faranno? Come sempre, sin dal 1860 ma anche di più, cioè ricuperando una parte illegittima del traffico destinato al Sud e al Centro. Altro che ''mafie'', '' ''ndranghette'' e ''camorre'', per così dire roba da poveri, che serve solo a distruggere la vite dei più poveri e che comunque vanno combattute! Qui siamo nelle grande leghe delle solite Serie A, quelle che sanno produrre, con tanta di complicità istituzionale, le bancarotta di Parmalat, di Cirio, e i ricatti tipo Telecom (assieme a tutte le altre privatizzazioni degli enti statali più profittevoli del nostro Paese durante il disastroso ultimo quarto di secolo.) Quelli che credono di potere occultare grandi intellettuali che non la vedono come loro .. e poi parlano di libri e di produttività .... credono di poterci dire con serietà che l'Europa ha stanziato tanti miliardi per una trentina di grandi opere in modo che quelle destinate al Sud non sono prioritarie! In altre parole, c'è chi pensa di potere dirci ''chiaro e tondo'', che ci dobbiamo ''purtroppo'' tranquillizzare. Gia. A parere mio, questi vanno davanti a grandi difficoltà, perché quelli che si debbono tranquillizzare con la dovuta celerità sono proprio quelli che hanno creduto di potere sfruttare il Sud e la sua manodopera fin qui, senza che si sentisse mai una sola parola di protesta.

 

Questa politica di ladroni parassiti produce delle sciocchezze che poi fanno la riputazione del intero Paese all'estero. Per esempio, Gioia Tauro gode di una splendida localizzazione sulle grandi linee marittime moderne e dispone di un incomparabile porto in acqua profonda. Una destinazione naturalmente adatta al traffico marittimo moderne. Il suo completamento fu trascinato, mentre Renzo Piano preparava il suo progetto di ingrandimento del porto genovese in mezzo a tante polemiche. Poi, per causa, vennero a mancare i collegamenti con le linee ferroviere, una rete necessaria per distribuire con la dovuta celerità i container di Gioia Tauro a tutto il Sud e al Centro. Dunque, non si completarono le infrastrutture di Gioia Tauro perdendo così inutilmente più di 10 anni in favore della concorrenza straniera, solo per servire gli interessi di gente del Nord che si gargarizza con le solite sciocchezze xenofobe, come i sediziosi inseguitori del pitre Bossi e del suo Calderoli di servizio, mentre loro non sono neanche capaci di portare avanti la necessaria e strategica TAV. Procedendo in modo simile, non si servono gli interessi superiori del Paese e neanche gli interessi minimi delle popolazioni. Si serve solo gli interessi di ruffiani capitalisti di seconda classe, che sanno unicamente fare il bel mestiere di parassita ... in Italia, perché altrove stano perdendo sistematicamente tutte le loro posizioni acquisite grazie al esproprio degli antichi enti pubblici della nostra Repubblica.

 

E per il Ponte? Poco fa, in Puglia, Romano Prodi, il discepole delle logge più cattoliche, imperialiste e anti-comuniste che siano, ha detto la verità, a modo suo. A chiesto al Sud di rinunciare al Ponte, ma di appoggiare il Corridoio 8. Cioè un Corridoio il cui unico scopo strategico consiste nel subordinare tutta la zona slava dei Balcani all'Europa occidentale. Insomma, a coronare con la subordinazione economica, l'opera di distruzione militare della Nato nella regione. Per sfortuna, noi, in Europa occidentale e nella UE, contiamo ogni giorno di meno sulla scena mondiale, per causa delle balorde politiche economiche, sociali e scientifiche di questi tizi assai volgari e tanto incompetenti quanto servili e servilmente imperialisti. Forse la Bolkestein può rappresentare una consolazione per i turiferari capitalistici e massonici di questa nuova marcia neo-imperialista verso l'Est, un ''bloc'' gia venduto a credito dai suoi ''animali ri-naturati'' (espressione pregiata del partigiano Vercors) al capitale occidentale. Una vendita compiuta con l'ulteriore e incomparabile premio del totale dismantellamento degli ingombranti e costosi servizi sociali muro a muro immaginati dal detestabile ''socialismo reale''. Abbiamo comunque una certezza: Per mascherare questo esproprio e questo sfruttamento, la clique Curzi-Bertinotti ha trovato opportuno di mettere a contribuzione il Partito (illegittimo, perché rubato) della Sinistra europea, facendoli adottare un nuovo ''mito soreliano''. Un ''mito'' in apparenza generoso ma rigorosamente privo di ogni considerazioni sopra valore ''relativo'' e valore ''assoluto'', il grottesco ''mito'' del ''salario minimo unico'' per tutta la EU. Certo, con la Slovacchia a 3 euro orari e la Germania a 12 euro, e Bruxelles che propone alla UE l'adozione di una settimane lavorativa di 48, 60 e anche di 72 ore con l'appoggio di Blair, Lipietz ed altri del genere, la borghesia europea e i suoi bassi cleri spinelliani di servizio hanno ancora molto strada da percorre per rendere tutti i suoi proletariati ''uguali'' !!! Non a caso si udirono poche critiche in Italia contro il progetto di costituzione della UE (che pretendeva costituzionalizzare un concetto di concorrenza neoliberale e post-keynesiano a tutto campo, contrario al Trattato di Maastricht e alla sua garanzia legale delle imprese statali, prima di essere sconfitto dal proletariato francese) o contro la Direttiva Bolkestein (che, a dire vero, guardando le cose con calma, rimane il migliore mezzo neoliberale e indiretto per raggiungere questa ''uguaglianza'' (1) curzi-bertinottiana senza provocare rivolte incontenibili e magari nuove adesioni di massa agli odiati partiti comunisti dell'Est e dell'Ovest ...) Nelle mani di questi strani proponenti dell'uguaglianza e del ''socialismo'' (''nonviolente'' con i carri armati e ''socialista'' senza Marx!), il progetto di federazione dei Partiti comunisti europei, primo passo verso la riattivazione dell'Internazionale originale in Europa, divenne il Partito della sinistra europea, critico perverso e burocratico del ''stalinismo'' (sic!). Le quali prime tipiche azioni furono di escludere l'ecumenismo comunista, da me richiesto con forza in modo da potere ripartire senza trascinare il peso di inutili pregiudizi ereditati da un passato poco è mal conosciuto nella sua complessa realtà. Per gli ideatori di questa manovra, per i quali Bertinotti era solo una conveniente marionetta, si trattava di eliminare una volta per tutto in modo preventivo il riferimento a Marx e ai bolscevichi. Cioè al ''comunismo rivoluzionario'' e al rifiuto razionale e organizzato dello sfruttamento dell'Uomo dal l'Uomo appoggiandosi sulla lotta e le alleanze di classe. La mia reazione indignata, indirizzata all'epoca direttamente a Bertinotti, imposte il ricorso temporario a l'uso del tergiversazione e del equivoco, uso oggi levato. Possibile che si possa criticare tutto quello che fu fatto nel bloc dell'Est, una cosa che neanche gli accademici americani di destra si permettevano prima del 1991? Possibile finire come Berlinguer, dicendo (in privato, per solito opportunismo di classe comparabile a quello del ''ortodosso'' Georg Luckas, mai estirpato della sua peculiare ''filosofia della storia'' (sic) poco marxista, ma sempre attentissimo a rimanere incrostato nel Partito ufficiale) che preferiva la Nato al Patto di Varsavia? C'è sempre chi ama istintivamente urlare con il branco, una volta il pericolo passato. Pero, che strana mancanza di immaginazione politica al Paese di Gramsci! Possibile che si possa concepite un religioso ''socialismo della liberazione'' sostituendo Marx con i pre-socialisti e i socialisti cristiani da lui criticati in modo definitivo ma costruttivo? Forse si crede che occultando la lotta reale contro lo nazifascismo del Bloc dell'Est, e il suo tentativo, non sempre forviato, di concepire una società migliore, sia possibile costruire un'Europa antifascista, per non dire una Europa ''socialista''? Siamo sicuri che vediamo i cittadini dell'Est come degli Uguali e non dei colonizzati potenziali? Siamo sicuri che la nostra concezione della ''demo-crazia'' socialista non ci manda dalle parte del ex-Waffen SS e cosciente ideologo della social-democrazia, Gunter Grass (o Ratzinger) invece di quelle di Bertolt Brecht, per mancanza di conoscenza oggettiva delle contraddizioni del capitalismo attuale? O c'è qualcuno che ha gia scelto l'Europa filo-semita nietzschiana e le sue pseudo-radici anti-laiche e ''giudeo-cristiane'' come quadro di questo nuovo ''socialismo della liberazione''? Ovviamente, Bertinotti ha gia fatto questa scelta (forse per vulnerabilità personale). Ma gli altri nel Prc? Per conto mio, questo è un progetto tutto da cestinare. Perché, come l'ho gia dimostrato, rende imbecille e arrogante: In una parola, rede dimostrabilmente ''pitre''. Noi non vogliamo che il popolo, il proletariato e la storia, ridesse di noi nel futuro. Intanto questi rinnegati hanno pugnalato i comunisti del ex-bloc dell'Est nella schiena senza il minimo rimorso perché, in realtà, avevano gia tradito i loro compagni e i loro proletariati a casa. Per qui vuole fingere di ignorarlo, ricordo che tutte le elezioni tenutesi nella Federazione russa dopo il 1991 furono truccate (vedi Le Monde di quelle epoche.) Anche Timishoara fu una volgare messa in scena, come rivelo Le Monde, dopo il fatto. Per avanzare nella strada dell'emancipazione umana, non serve l'occultazione e le dialettiche troncate, senza autentici sbocchi possibili. Serve piuttosto la possibilità di criticare, senza ''complaisance'' ma in modo documentato e costruttivo, la storia passata, incluse le nostre storie comuniste plurali ma tutte ispirate al marxismo. Sembra chiaro che qualcuno ha scelto di non progredire più sopra quella strada. Fatti suoi. Ma di conseguenza dovrebbe essere chiaro che non può più rimanere in un partito i cui rappresentanti sono eletti come comunisti, da comunisti e da simpatizzanti comunisti.

 

 

Il Ponte sul Stretto è necessario per più ragioni. La prima perché non importa quello che si dice a Roma o altrove: Ora, le priorità passano dal Sud o allora il Sud punirà elettoralmente senza la minima pietà tutti quelli che pensano il contrario. La seconda è in relazione con il discorso precedente. Il dispositivo commerciale, almeno per quanto riguarda il traffico marittimo in arrivo dal Canale di Suez, deve essere fondato sopra la modernizzazione degli porti di Palermo, di Gioia Tauro e di Genova. Ma, per raggiungere la loro massima utilità economica, questi porti debbono essere collegati con le reti ferroviarie. Il traffico marittimo su medie distanze per questi container dipendenti del just-in-time è solo una idiozia, prodotta da un pessimo studio del soggetto o da studi fortemente strumentalizzati. La velocità della distribuzione dei container con le ferrovie deve corrispondere all'aumento delle possibilità di accoglienza di grandi volumi di merci nei porti. La distribuzione nazionale del traffico tra questi tre porti sarà allora naturale, ognuno essendo collegato alle sue regioni circostanti.

 

Questo per il traffico commerciale. Ma le attività economiche e commerciali dipendono dalla qualità di vita (penso potere affermare che da questo punto di vista, e malgrado l'abbandono centenario da parte del governo centrale, il Sud, almeno in certe zone, non è secondo a nessun'altra regione al mondo.) Ovviamente, queste attività dipendono moltissimo dall'efficienza delle infrastrutture disponibili. Tra le quale, in primo luogo, quelle del trasporto e, in particolare, del trasporto di massa a prezzi competitivi (In Italia e in Europa il trasporto aereo locale non può diventare una proposta alternativa, può solo essere indirizzato ad una clientele particolare, abituata a viaggiare per ragioni speciali, spesso professionali, che impongano più rapidità) Le linee di ferrovie (alta velocità e linee commerciali) sul Ponte permetterebbero allora di mettere Palermo a qualche ore di Reggio Calabria e a 3 o 4 ore tuttalpiù di Napoli. Le sinergie economiche naturali tra le regioni del Sud sarebbero straordinariamente moltiplicate. Il commercio marittimo di cabotaggio costiere e i ferry-boats non perderebbero un gran che, dato l'esplosione prevedibile del traffico internazionale e locale. Di più, la specializzazione turistica permetterebbe un ulteriore sviluppo di questo nuovo tipo di trasporto. Finalmente, il Ponte agirebbe come un simbolo facilmente riconoscibile al livello internazionale. (Si sa che, in generale, un euro spento per il turismo ne fa circolare oltre quattro nell'economia locale.) Diventerebbe dunque un punto di attrazione naturale per un mucchio di gente interessato dalla storia italiana, europea e mondiale. Un simbolo ultra-moderno che aprirebbe la porta per la conoscenza della nostra antichissima storia e del nostro patrimonio naturale. Il Sud non si riassume solo alla Magna Grecia, alla sottovalutata contribuzione degli Arabi in Sicilia, incorpora in oltre la storia euro-atlantica del prospero Sud marittimo dei tempi dei Normanni, e con loro, del Sud di Gioacchino da Fiore, l'uomo che contribui cosc tanto allo sviluppo dell'uguaglianza umana secolarizzata, in modo che, come molti Tedeschi sanno meglio degli Italiani, contribuì fortemente ai progressi di civiltà dell'Europa intera durante il Primo e il Secondo Rinascimento. Basterebbe allora prelevare una tassa, pur minima, sopra i biglietti di viaggio dei 30 milioni di turisti attuali, ai quali si aggiungerebbe probabilmente oltre 10 o 20 milioni di turisti a destinazione del Sud, per finanziare il restauro del nostro patrimonio archeologico e architetturale senza uguale per la sua importanza storica. Ad esempio, in visita alla cattedrale di Cosenza, quasi in rovina, si può ammirare un rond-de-bosse rappresentando la Regina Costanza. Solo che si sta disgregando in modo che si fa gia fatica a leggere le sue iscrizioni. Una vera onta ed una umiliazione odierna e insidiosa dalle parte nostre: Una che deve finire al più presto. Le priorità ora, almeno in parte, le fissiamo noi. Altrimenti andrete a farvi benedire ed eleggere altrove.

 

Per quanto ai bassi cleri che con il loro sistematico tradimento di classe contribuiscono in prima persona a mantenerci in questa umiliante condizione, noi eredi di Pitagora, di Archimede, di Fiore, di Campanella ecc, ho gia detto quello che ne pensavo: Buttateli fuori dei nostri ranghi senza tante cerimonie. Incluso i piccoli domestici locali che non hanno ancora imparato a pensare con la propria testa, in tal modo da potere finalmente mettere le loro analisi e riflessioni al servizio delle loro elettrice e dei loro elettori.

 

Tre altri punti: a) l'asfalto, b) l'ambiente c) l'Antimafia.

 

A) L'asfalto. Esiste dalle parte nostre qualche sempliciotti subalterni che, non avendo capito bene il discorso sulle priorità (''tanto al Sud vi dovete accontentare'' ...), continuano a parlarci dell'importanza di provvedere all'asfalto municipale tanto trascurato fin qui, prima di sognare alla costruzione di ''cattedrali nel deserto''. Questi ovviamente hanno perso il contatto con la loro gente e con i loro bisogni socio-economici e culturali complessivi. Col solito miserabilismo coltivato, dimostrano di non sapere un gran che sulla storia nazionale, regionale e municipale del nostro Paese. In poche parole, i fondi strutturali europei destinati, almeno in parte, alla costruzione del Ponte dovrebbero servire per pagare l'asfalto di qualche municipalità benestante altrove! Fatto sta che non si parla realmente delle stesse casse. (Taccio il fatto che qualche anni fui costretto segnalare che in Calabria, come nel Mezzogiorno in generale, solo il 30 % dei fondi strutturali europei stanziati per le regioni più disagiate veniva utilizzato, sempre per causa del medesimo miserabilismo coltivato da notabili incompetenti, tradizionalisti e senza immaginazione: In una parola, i soliti nostri ''clienti'' del sistema centrale, ereditati dalla nostra travagliata storia del secolo scorso ma ancora capaci di asfissiare le migliori energie e i sogni più nobili delle nuove generazioni.) In tanto, senza sviluppo economico, c'è poco speranza che ci saranno molto più soldi disponibili nel futuro per questi benedetti asfalti municipali. Anche io posso predirvi senza fare troppo fatica che, mutatis mutandis, c'è ne saranno molto di meno, a misura che il precariato stenderà le sue ali filo-semite nietzschiane dalle nostre gia martoriate regioni, in modo che il digrado ambientale e sociale, ancora accelerato dallo ''sviluppo del sotto-sviluppo'' (vedi, il sempre attuale André Gunder Frank) farà fuggire le poche industrie che ci rimangono. A tali sempliciotti, ossequiosi e clientelisti, cosa si può dire? Pensate e studiate i vostri dossier prima di parlare, e quando parlate non vi fate troppo servilmente i porta voci di altri interessi? Forse per questi tizi è gia troppo tardi. Il loro piccolo posto permanente o a termine, è funzione della loro ''servitù volontaria'', una cosa non apertamente ammessa dalla loro falsa coscienza, ma purtroppo ben interiorizzata dai neuroni più antichi del loro midollo di osso. Allora gli dirò: Se non siete capaci di pensare in modo critico, almeno l'asfalto municipale pensate a non mangiarlo a cena! In tempo di carestia, dalle parte nostre, i branchi di lupi affamati si mangiavano l'argilla, ma sapevano benissimo che faceva male.

 

Miserabilismo a parte, il Ponte costerebbe 4 miliardi di euro per essere completato. Cioè qualche centinaia di milioni all'anno, o al massimo, il 0,02 % del Pil! Dal punto di vista normativo, si può decidere che 80 % dei contratti saranno riservati ad industrie disponendo di una sede in Calabria o in Sicilia, o almeno a delle industrie entrate in joint-venture con queste impresse locali. Si procederebbe così ad un trasfero di conoscenze, operazionali sulla scena internazionale, per quanto riguarda la pianificazione architetturale, la gestione, la produzione ecc, ecc ... In oltre, in tal modo, si massimizzerebbe il moltiplicatore economico locale e nazionale, con un forte impatto sul Pil. In realtà, vistò la multa salata prevista in caso di rottura del contratto, non solo si perderebbe i fondi europei stanziati che non hanno niente a che fare con l'asfalto municipale ma, in addizione, si sprecherebbe senza nessuno guadagno, una somma importante quasi pari alla somma necessaria per il proseguimento del lavoro durante un anno intero! Non ha senso. Se non altro perché passato questo anno di manovra finanziaria dedicata alla correzione dei sbagli commessi e voluti dalle destre, i margini di manovra del governo saranno più confortevoli dal 2008 in poi. Quest'anno di transizione, compiuto con un'attività un può rallentata, potrebbe servire per concludere scientificamente il pseudo-dibattito ambientale relativo alla costruzione del Ponte. Fin qui questo dibattito fu inquinato da troppo pregiudizi istintivi, producendo naturalmente i soliti strumentalizzati frutti irrazionali della solita auto-distruttiva politica politicienne. Sotto la pensante influenza di Bruxelles, il signore Padoa Schioppa sta confezionando la sua Finanziaria, sulla base di un obbiettivo da raggiungere pari al 2,8 % del Pil invece del 3 % imposto dai Criteri di Maastricht. Se non c'è altra soluzione, sarà meglio fare una Finanziaria sulla base di 3 % piuttosto che abbandonare il Ponte e pagare la multa. (Io ho chiesto l'apertura di negoziati con l'UE per il tempestivo ritorno al calcolo originale del Criterio del deficit del 3 %, in modo da sottrarre gli eventuali debiti delle imprese e degli enti statali dal calcolo relativo a questo Criterio. La situazione di inclusione attuale fu immaginata da tecnocrati bruxelliani non eletti per rendere il deficit budgetario molto più pesante di quello che è in realtà, creando così artificialmente una pesante e unanime ''razionalità'' da utilizzare per giustificare ulteriori privatizzazioni al ribasso, destinate solo a fare cassa. Se non altro, questa sottrazione contabile permetterebbe alle imprese statali e parastatali di mettere in opera una strategia contro-ciclica imprenditoriali - vedi il mio Tous ensemble, per la proposta originale - Questo keynesianismo-marxista applicato al livello delle imprese statali sembra l'unico modo per ridare dei margini di manovra importanti a tutti i paesi drammaticamente indebitati come l'Italia, paesi nei quali il governo solo non può più portare avanti una purtroppo necessaria ristrutturazione industriale programmata e capace di mantenere un buon livello di controllo economico nazionale. Dando la priorità a dei settori pubblici strategici nuovamente sottomessi ad una programmazione indicativa e incitativa di lungo respiro. In modo tipico, gli economisti italiani, in generale molto cauti nel badare a non infastidire pretesi ''poteri forti'', a dire vero molto parassiti, hanno fatto finta di non sentire ... Almeno così sappiamo a cosa servono i tanti professori di economia borghese pagati con fondi pubblici nelle nostre università democraticamente riservati ai soliti figli di papa, dotati dai soliti paraocchi di classe ...)

 

Forse sarà necessario sottolineare ancora una volta che le entrate attuali del governo sono molto superiori di quello che era previsto mentre le proiezioni della crescita e dell'inflazione sono più ottimiste. Il che vuol dire che le entrate, oltre a quelle legate alla lotta all'evasione, sono anche loro gia in aumento. In breve, si può benissimo fare una Finanziaria senza tagli sociali e con il finanziamento di tutte le grandi opere gia previste con 20 o 25 miliardi (invece dei 30 miliardi con tagli sociali indicati dal nostro ministro italo-europeo.) E chiaro che l'impatto sul sostenimento della crescita interna di queste spese contro-cicliche classiche (gli investimenti per le infrastrutture hanno di solito un forte moltiplicatore interno e/o locale) sarebbe molto più importante di quello previsto per il cuneo fiscale, una misura che non sarà niente altro che una ennesima sovvenzione a favore del capitale globale e speculativo italiano.

 

Aggiungo questa pressante domanda: Come mai 4 miliardi di euro per il Sud provocano così tanti discorsi di grande e culturalmente genetica incompetenza, quando si passa allegramente sotto silenzio, il miliardo inutilmente sprecato per la missione di ''pace armata'' in Libano (mentre il lackey Prodi si illude gia di andare nel Sudan per il conto di Bush e di Olmert!), mentre si tacce i 15 miliardi della TAV (anche loro necessari, pure se spalmati su più anni), i 14 miliardi della bancarotta di Parmalat, senza contare quelli della bancarotta di Cirio, o i 41 miliardi di debiti della Telecom privatizzata (con consiglieri vicinissimi di Prodi capaci di contemplare lo ''scorporo'' di Tim per 14 o più miliardi in modo da agevolare dei capitalisti parassiti ed ovviamente incompetenti ... Fra parentesi, per quanto riguarda Telecom, oltre alla questione culturale legata alla IPTV, conviene aggiungere una osservazione. Va destinata a tutti quelli che parlano di investimenti pubblici, ma non di controllo pubblico, nelle nuove e costose reti ormai necessarie per la telefonia di terza generazione, lasciando cautelosamente la loro gestione e il controllo dei contenuti distribuiti da queste reti al privato e al ''mercato''. Questa soluzione così ragionevole in apparenza fu esattamente quella mezza in opera in California per l'elettricità, e poi ri-visitata dal ultra-reaganiano Fraser Institute di British Columbia, come ho gia avuto l'opportunità di spiegarlo nella mia analisi dei servizi e delle imprese pubbliche nel mio Tous ensemble (p 96) : In breve, il capitale di corto termine privato no è più in grado di assumere la costruzione delle reti, meglio allora lasciarne l'onerosa costruzione allo Stato e poi privatizzarle a favore del ''mercato'' e dei capitalisti amici del governo ad un prezzo simbolico!!! Tanto, in caso di crisi finanziaria, ci sarà sempre lo Stato borghese per operare uno salvataggio ( ''bail out'') amichevole!!!) Si nota che questo keynesianismo-marxista aziendale, concepito come tale, fu subito messo in pratica dalle grande imprese transnazionali, dopo lo scoppio della bolla speculativa legata alla New Economy, con il riacquisto opportuno delle loro azioni in modo da stabilizzare e proteggere le loro posizioni in borsa. Per le imprese statali non si tratterebbe ovviamente di azioni ma di obbligazioni. Queste nuove obbligazioni sarebbero tutelate dalla legge, rendendole interamente sicure (e goderebbero di più della contrazione del divarico tra interessi a lungo termini e interessi a corto termine, come pure della preferenza dei piccoli risparmiatori, resi insicuri dal precario stato del mercato del lavoro, per investimenti sicuri ma virtualmente liquidi. In realtà, questo tipo di obbligazioni diventerebbe col passare del tempo il complemento più ovvio e più produttivo degli eventuali Fondi Operai discussi in Tous ensemble. Fondi Operai che mi sembrano necessari per riorganizzare il regime di pensione pubblico legandolo organicamente alla riduzione del tempo di lavoro (le 32 ore), alla produttività micro-economica e alla competitività macroeconomica . Aggiungo un'altro elemento: Se il nostro ministro dell'economia all'immagine di tutti i suoi colleghi non era così convenzionalmente ''mainstream'' (il che non significa necessariamente ''prudente'' o ''rigoroso''), l'Italia avrebbe gia investigato il potenziale degli Swaps tra debito nazionale ed azioni e obbligazioni emessi da consortiums dominati dal pubblico o il parastatale, finalizzati alle grandi opere, come descritto nel mio Tous ensemble. Opere come la TAV o il Ponte sono necessariamente redditizie sul lungo termine perché, contrariamente al Tunnel sotto la Manica, un opera unicamente ispirata dalla strategia politica e di prestigio (una nuova Entente Cordiale sotterranea se si vuole), coniugano il traffico commerciale e il traffico di viaggiatori su arterie di commercio e di comunicazioni primarie nella geo-economia della UE in formazione. Questi Swaps, destinati al completamento delle grande opere cioè di imprese economiche produttive, non produrrebbero nessuno effetto detto di ''monetizzazione'' e dunque nessuno incremento di inflazione. Al contrario. In altre parole, l'immobilismo attuale sopra questa questione non è fondato sopra nessuna ragione minimamente razionale. Ma è molto nocivo in termini economici, sociali e culturali. Noi al Sud non ci stiamo più: Meglio per tutti che lo capite subito e che imparati finalmente a riflettere razionalmente sul tema dell'economia e delle finanze pubbliche piuttosto che di continuare a pensare unicamente alla vostra gavetta personale e a quella dei vostri maestri, i tanti capitalisti parassitari che hanno rovinato il Paese nel arco di 20 anni.

 

B) Ambiente. Il discorso è identico. Senza sviluppo economico non si può parlare ne di ambiente ne di studi ambientali. Ricorderete che, dopo Bophal, Lawrence Summers aveva tirato la brillante conclusione seguente: E meglio mandare le industrie inquinanti nel Terzo Mondo. Così se mai succede una catastrofe del tipo Soveso, vi costa molto meno per i risarcimenti delle vittime se queste vittime riescono ad ottenere il diritto alla parola. Nel Paese del Club di Roma, gente abituata a pensare con tutto il cervello e con una folgorante rapidità da non vedersi più tanto bene attorno, il Sud fu considerato fin qui come un Terzo Mondo locale. Non si tratta solo del problema dei propri rifiuti domestici ed industriali - che esistono ovunque e che vengono trattati Si tratta di molto di più: Il Sud, reso silenzioso e strumentalizzando dai suoi bassi cleri, viene considerato come un vaste scarico di rifiuti per il Nord e per l'Europa. Ad esempio, chi sa che, con la concussione di certi dirigenti, dei bidoni di rifiuti nucleari inglesi furono buttati nei nostri mari, in particolare nell'Adriatico? Questo pero non serve a quelli che vogliono solo strumentalizzare il dossier ambientale per impedire il nostro sviluppo economico e il nostro accesso alla modernità economica al Sud e anche al Nord - E per non metterci sulla lista delle zone di sviluppo prioritarie in Italia. Ci sono anche quelli che, sottomano, ci guadagnano, dato che nessuna nave sospetta può circolare così facilmente in una zona sorvegliata dalla Nato e, di conseguenza, dal nostro governo nazionale. Se servono altri studi ambientali per le grandi opere e gli altri progetti industriali, si fasciano. E si facciano per bene, tenendo conto del benessere e della salute della gente. Intanto esistono tanti ponti nel mondo in un contesto nel quale tutti i studi da me conosciuti dimostrano che non hanno un impatto ambientale negativo. Ansi, i piloni dei ponti (o delle eoliche marittime), servono di luogo prediletto di riproduzione dei pesci! Solo che il nostro Ponte meravigliozzamente privo di ogni punto di appoggio sul fondo marino, dovrà essere alto abbastanza per permettere alle più grandi navi attuali e future di passarci sotto, senza dovere girare intorno di tutta la Sicilia.

 

Mi si consente di aggiungere che io penso di essere più esigente in materia di rispetto dell'ambiente che tanti ambientalisti di servizio. Vedi ad esempio il mio Ecomarxismo e l'Appendice del mio Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth. Io, ad esempio, non avrei tollerato un prezzo dell'elettricità più alto in Italia mentre si sprecano centinai di milioni per l'acquisto degli osceni ''certificati verdi'', solo metodo attualmente disponibile in Italia per rispettare i parametri di Kyoto, per causa del lassismo nazionale di oggi e di ieri! E non tollero nemmeno l'idea che si possa, in permanenza, mandare certi rifiuti tossici prodotti dal nostro paese altrove: A pagamento, di nascosto, e con il silenzio da parte della Lega ambiente perché fa comodo (ad esempio, i rifiuti tossici spediti nelle mine di sale tedesche.) Non si tratta qui di facile retorica ma del principio di responsabilità individuale e collettiva senza il quale nessuna riflessione ecologica razionale potrà mai essere possibile. Sottolineo con penna rosa che se si applicassero questi criteri di responsabilità, al livello nazionale e locale, le alternative realmente praticabili diventerebbero subito più chiare perché si eliminerebbe la possibilità di giocare agli struzzi sempre pronti ad intonare l'ennesimo cantico anteriormente ''autorizzato''. (Detto senza volere essere provocatorio perché, fra l'altro, non entra per niente con la problematica specifica del Ponte qui discussa, ricordo che la Francia e l'Inghilterra possono rispettare i parametri di Kyoto e intravedere con più calma la lente ma inesorabile transizione verso il dopo-petrolio, solo perché hanno saputo sviluppare le energie alternative e soprattutto il nucleare civile la Francia sta gia passando alle centrali di terza generazione e soprattutto sta sviluppando nuovi criteri di sicurezza per l'ambiente e per il personale ancora più rigorosi di quelli vigenti. In tanto, un punto in comune tra questi temi c'è: In Italia, per il Ponte come per tutto il resto, siamo nella giungla, non si procede a nessuna programmazione, si fa opposizione frontale perché non si sa fare opposizione costruttiva (''vi dove accontentare'' ecc ...), e, in fin dei conti, si paga inevitabilmente il prezzo, ma con l'anima tranquilla dei ''credenti'' che hanno rimesso la loro coscienza nelle mani dei bassi cleri e dei nuovi Grandi Inquisitori (vedi Dostoievski) filo-semiti nietzschiani, contemporaneamente aggiunti a i vecchi massoni ancora in giro, e ancora molto nocivi.)

 

Forse importa aggiungere che i temi ambientali furono spesso sviluppati sulla base piccolo-borghese dell'emozione e del marketing. Non per caso Greenpeace, la multinazionale dell'ecologia, prepara i suoi interventi in funzione delle trasmissioni televisive di grande ascolto, secondo un modo di presentazione adatto ad un pubblico americano... Non credo che gli esperti di Greenpeace potranno contraddirmi quando affermo che questa strategia (un può paternalista, se non addirittura nietzschiana e, a volte, strumentalizzata dalla CIA) nuoce alla buona trasmissione del loro messaggio. Ma il ragionamento di Greenpeace, e in seguito di tutti gli altri movimenti ambientali, falsamente presentati come alternativi al comunismo, consiste nel influenzare le masse per forzare la mano dei dirigenti (capitalisti) e raggiungere in questo modo dei Trattati internazionali del tipo Trattato di Montréal sopra le sostanze produttrici di effetto serra, o il Trattato di Kyoto. Questo perché, nel primo caso, le imprese capitaliste più ricche e maggioritariarmente americane sapevano ormai produrre frigoriferi, alternatori elettrici ecc con nuove tecnologie di sostituzione, il che ammonta al una cattura normativa dei mercati, eliminando d'ufficio la concorrenza dei paesi meno tecnologicamente sviluppati. Per quanto riguarda, il Trattato di Kyoto, ne avevo gia denunciato il meccanismo perverso sin dalla sua concezione. Oggi si pubblicano dei dati (vedi Liberazione) secondo i quali, gli osceni ''certificati verdi'' (che io chiamo ''certificati per inquinare'') non hanno più lo stesso valore sul quale si sperava con la creazione artificiale della loro borsa specifica! Un bel casino che costa parecchio, in termine di ambiente e di denaro, a tutti i Paesi lassisti come l'Italia. In conclusione, l'ecologia piccolo-borghese fu calcolata per essere compatibile col capitalismo, riformando i suoi difetti più vistosi ... soprattutto nei paesi, nelle regioni e nei quartieri più ricchi che possono permetterselo. Si parla allora di ''sviluppo sostenibile'', ma si pena sintomaticamente ad applicare il concetto che consiste a fare pagare l'inquinatore per i disaggi da lui causati. E, sopra tutto, si cerca di dimenticare che i prodotti economici, sempre valutati secondo il valore di scambio conferito dalla forza di lavoro umana, non si possono più valutare fuori dalla logica di pianificazione della produzione di sostituti. (Di questo in Italia, paese di chierichetti ubbidienti al padre, al prete, al padrone, se ne parla solo dopo che un Jean-Paul Fitoussi ne parlò su Repubblica vedi ''Tra ecologia ed economia'', 6 settembre 2006 allora che il pitre Fitoussi ha solo prodotto una versione denaturata di secondo mano della mia riflessione originale sul soggetto (il supposto paradosso di Fitoussi non è altro che la confusione tra sviluppo quantitativo capitalista (''acceleratore della crescita''), e sviluppo qualitativo post-capitalista (equa produzione e ridistribuzione delle ricchezze socialmente prodotte), di chi ha fatto fatica a seguire il ragionamento e si riabbatte istintivamente sopra i suoi pregiudizi di classe posti come basa oggettiva inquestionabile della razionalità. Vecchia storia della razionalità borghese.... Di fatti, guarda caso, da quando, con i suoi compagni del giornale Le Monde tipo Alain Minc, gente che ha denaturato in poco tempo il Le Monde di Claude Julien, Fitoussi si è dato l'accesso al mio computer e alle mie tavole di lavoro, è diventato più intelligente! Pero, detto in tutta umiltà, un Paul De Marco non ha bisogno di un volgare Fitoussi et al. Quando desidera parlare, parla da sé, senza traduttori-traditori, dopo avere fatto lo sforzo di pensare con la sua propria testa.)

 

L'ecologia come tema di investigazione-esposizione moderno fu inventato da Marx, da nessuno altro. Fa parte della dialettica d'insieme della natura e della storia. Non riguarda solo l'emozione, ma la ragione, una ragione umana sostenuta dal desiderio di emancipazione individuale e collettiva. Non è affare di rivolte irrazionali ma di desiderio premeditato di cambiamento nei rapporti di produzioni. Se si preoccupa di alleanze sociali e politiche, come è giusto che faccia, gli incombe di farlo nel senso di una pedagogia di massa sull'ecomarxismo per portare avanti un programma di sviluppo economico e umano armonioso. Per portare avanti un programma eco-sociale e culturale di qualità fondato sulla premessa che si possono solo ridistribuire, per il beneficio della comunità, le risorse anteriormente prodotte dalla società con un specifico modo di organizzazione. (Ansi, tanto dal punto di vista economico che dal punto di vista ecologico, il modo di produzione sopra-determina in gran parte il modo di ridistribuzione.) Non si possono concepire alleanze solo al scopo di raggiungere numeri elettorali, ingannando la gente e spingendoli verso l'oscena e nietzschiana teoria della ''decrescita'', immaginata dai stessi bessi cleri che avevano immaginato anteriormente le liberalizzazioni e le privatizzazioni, aggiungendo poi con grande coerenza logica i cosiddetti ''beni comuni'' dispensati da impresse private sulla base di fondi pubblici! E sulla base dell'introduzione inevitabile di una tariffazione regressiva, dato che, dopo un paio di anni, la generalizzazione del precariato ridurrà ulteriormente i fondi pubblici disponibili. Io, invece, sarei più disposto a fare subito decrescere i salari usurpati di questi bassi cleri grotteschi e venduti. Per il resto, mi impegnerei a concepire uno sviluppo di qualità, privo dello spreco sistematico legato alle merci effimeri e reificati del modo di produzione capitalista, e a difendere una pianificazione economica fondata sul controllo collettivo della sovrappiù sociale e sullo sviluppo dei sostituti economicamente e ecologicamente viabili. Dei sostituti dunque fondati sopra l'uso della scienza finalmente messa al servizio della comunità, e sopra una migliore coniugazione del tempo di ricostituzione della natura (in modo naturale o artificiale) e del tempo dei cicli economici di produzione e di consumo. Tenendo pero sempre conto del ''principio di precauzione'' offerto con tanta intelligenza, sensibilità e modestia da Jacques Testart. In altre parole, e senza falsa umiltà dato l'aspetto di lotta di classe coinvolto con questo discorso, dobbiamo ristabilire la nostra egemonia marxista sul tema, dal punto di vista scientifico e politico, mettendo avanti lo sviluppo di quello che ho chiamato l'ecomarxismo. Il tasso di plagiat e di tentativi di denaturazione della mia riflessione sul soggetto mostra con chiarezza come tale impressa sia gia avanzata, malgrado i sforzi di occultazioni piccolo- o gran-borghesi.

 

C) L'Antimafia. Per quanto riguarda i problemi degli appalti, ho gia detto che con il Ponte abbiamo un'occasione in oro per fare emergere legalmente tutte le attività economiche che saranno legate alla costruzione di questa opera d'arte e allo sviluppo turistico che ne seguirà. C'è forse qualcuno che ci vuole fare perdere questa occasione. Come al solito. Aggiungo che, per conto mio, l'Antimafia dovrà essere presente non solo nell'Amministrazione del Consorzio del Ponte. Pero questo passo gia importante non basta. Credo che il conflitto di interesse dovrebbe essere generalizzato a tutte le città italiane (ovunque sul territorio nazionale) di più di 10 000 abitanti. La ragione di questo provvedimento normativo è semplicissima: Senza l'eliminazione della corruzione politica, che si può solo controllare in modo strutturale con il conflitto di interessi - prima ancora che con la trasparenza procedurale degli appalti - le mafie non si eliminano. Incluse quelle moderne, tipo Parmalat. Con il conflitto di interesse generalizzato alle città di più di 10 000 abitanti, la criminalità, grande e piccola, perderebbe il potere conferito dai suoi collegamenti occulti con il mondo politico ed economico. Sarebbe allora ridotta ad un fenomeno di criminalità marginale, oggetto legittimo di stretto controllo poliziesco di routine, invece di essere un problema generale di sistema. Rimarranno le logge massoniche, un grosso problema nel nostro povero paese crivellato di base militare estere e parzialmente privo di ''lumi'' per causa dell'ombra portata del Vaticano. Se il Partito comunista regge, e assieme a lui la nostra costituzione partigiana, queste logge non avranno molto influenza sopra i processi democratici. Tuttalpiù serviranno a socializzare i capitalisti più ritardatari fra di loro. Se il Partito comunista non regge allora vorrà solo dire che i suoi dirigenti sono finiti sotto influenza. Come fra l'altro è gia il caso oggi per parecchi bassi cleri da me denunciati. In tanto, mi sembra che la Costituzione del Paese, nella sua specificazione dei diritti fondamentali e dei diritti democratici, implica senza ambiguità che le strutture, i rituali e i nomi degli aderenti delle logge siano trasparenti e resi pubblici.

 

Ricordo un aneddoto: poco prima di osare mandare i miei commenti in Italia, i giovani dirigenti rinnegati e molti altri opportunisti, con una conoscenza zero degli interessi superiori della nostra Nazione, ma con la volontà istintiva di essere accettati in Europa come ''membri del club'', avevano iniziato a cantare una strana canzona. Secondo loro il vino nuoceva alla salute (proprio nel paese dove nacque la teoria della dieta mediterranea!). Così, mentre altri paesi proponevano la pubblicità per la sicurezza la volante, o ancora l'etichettagio e la tranciabilità dei prodotti per preservare le loro produzioni nazionali e locali, loro proponevano di mettere sulle bottiglie di vino italiano delle etichette copiate dai pacchetti di sigarette americani!!! Mi fecero quasi gridare di sdegno davanti alla mia TV. Come, fra l'altro, i servizi italiani partecipano alla mia sorveglianza illegale permanente assieme a tutto Interpol, le mie proteste furono trasmesse sembra che tutti questi voyeurs e altri plagiari, assieme ai loro maestri politici, imparano molto nel processo, ma sembra comunque che si siano messi in testa di fare massonicamente nel più puro modo rabbinico-nietzschiano, il ''contrario'' di quello che marxistamente desidero o propongo, con risultati ovviamente paradossali! - Intanto, in questo strano modo, fu sconfitto il tentativo ignorante e subalterno dei DS di sabotare, per pura incoscienza e per il conto estero, un settore che assieme alla moda rappresenta uno dei rari elementi positivi della nostra bilancia commerciale! Non vi parlo della Fiat (che tutto sommato mette in gioco più di 60 miliardi all'anno, cioè due Finanziarie del nostro ''rigorista'' Padoa Schioppa nazionale): Anche nella clique bertinottiana si crede ad una economia immateriale senza fondamenti strutturali nell'economia reale! Forse si tratta della benedizione dell'acqua, ma con le strutture idrolitiche mancanti o obsolete al punto di perdere in media più di 30 % di questa benedetta acqua durante il suo trasporto! Nei primi tempi viene la sorpresa e la rabbia. Nel secondo, il desiderio di buttare fuori questi tizi del controllo della cosa pubblica nella nostra Repubblica, che non merita tanta ignoranza, tanta pigrizia intellettuale e morale, ne tanto opportunismo. Aggiungete a questo, il ruolo di questi tizi nell'occultare le opere scientifiche, particolarmente nei rami della scienza sociale, quando queste non servono gli interessi filo-semitici nietzschiani dei loro maestri, e, di conseguenza, non proteggano il loro accesso alla gavetta ordinaria del ''servo in camera'' ... Allora comprenderete che se non c'è più modo di ragionare e di usare della persuasione, bisognerà per forza trovare altri mezzi per essere ascoltati. In particolare purgando i Partito comunista della loro presenza deleteria. E adoperandosi per riunire ecumenicamente tutte le tendenze autenticamente marxiste un un nuovo e grande Partito Comunista Italiano.

 

Per concludere questa mita espressione di amara disillusione, conviene raccontare una mia esperienza vissuta durante le prime ore trascorse a Soriento. Erano le prime ore della sera, tirava una aria di gioiosa confusione e stavo per prendere l'autobus. La forza dell'abitudine mi spinse ad dirigermi verso la porta avanti. Dato che quel diavolo di conduttore non sembrava volere aprire, busso gentilmente con il pugno. Sulle banchine del marciapiede pieno di folla addossato ad un piccolo giardino urbano c'era un gruppo di ragazzi occupati ad ammirare la folla ma ovviamente sempre con un occhio agile per lo straordinario. Il mio imbarazzo non scappò alla loro attenzione. Uno di loro, probabilmente un compagno comunista, o almeno altruista, disse con voce mantenuta: ''Provi la porta di dietro''. Un suo amico, presumo che era delle stesse idee, tradito dalla mia borsetta di turista, disse con un po di sarcasmo : ''E appena arrivato ma ora c'è lo fa nuovo''. Io, quasi pronte a scopiare di rise ma nientemeno preso di premura per un primo colpo di acceleratore che segnalava la pronta partenza del veicolo, ringraziò e mi affretto a salire dalla porta così gentilmente indicata. Questo ricordo mi rende un può nostalgico. Non che nel frattempo avrei perduto la voglia di rifare il mondo da zero con l'aiuto delle compagne e dei compagni, ma dopo più di dieci anni di osservazione continua, mi sembra che il nostro autobus politico stia andando per il cattivo verso. Manca pero il sottile sarcasmo dei tempi nei quali la correzione del tiro sembra ancora possibile. Fra poco rimarrà solo la rabbia: Ed io, senza dubbi come tanti altri compagni per altri temi, mi sento gia solo nell'avanguardia. Una posizione crudele. Non scelta, ne con la mente, ne con il cuore.

 

Paul De Marco, professore di Relazioni Internazionali (vanamente occultato da tutta questa gente da poco, ma pure sempre comunista.)

 

1.        In generale, quando si parla di uguaglianza umana si accentua il lato naturale (dominio dei ''distinti'') o il lato storico (dominio degli ''opposti''), scordando tragicamente che il divenire storico non può essere fornito che dalla ''dialettica di insieme'' di queste due dialettiche particolari, in una progressione verso un'emancipazione sempre più armoniosa dell'umanità intera, nel affermare il specifico destino incluso nella sua ontologia (domino delle ''identità contraddittorie'', da non confondere appunto con delle a-logiche ''unità dei contrari'' caratteristiche di fasulle negazioni delle negazioni, imprigionate in una aristoteliana dialettica tra ''oggetto'' e ''soggetto'' anche con Ernst Bloch .) Ricordo fra parentesi che l'''uguaglianza'' difesa dai comunisti o da persone come Martin Luther-King - ha come obbiettivo l'emancipazione politico-culturale di tutti gli ''uomini'' in quanto ''cittadini'', cioè rispettando e valorizzando le loro differenze e negando ogni pretensione di casta, secolare o religiosa. L'uguaglianza non è l'affermazione di una mutilante ''identità'' naturale. Sulla base delle differenze oggettive, costituisce l'affermazione dell'identità repubblicana dei cittadini. Marx, come al solito capito di sbieco, dice in riassunto: La legge deve essere inegualitaria per permettere alla societa di garantire l'uguaglianza di tutti i cittadini, senza eccezione. Un cittadino è un cittadino, punto. Un Individuo con la I maiuscola di Hegel, il singolo diventato soggetto storico, il ''bloc storico'' caro al libero comunista leninista Gramsci. Questa concessione, sola scientificamente dimostrabile, implica lo sviluppo di tutte le possibilità materiali di esistenza necessarie nel affermare questa identità cittadina priva di alienazione compresso le condizioni legate allo sviluppo della psicoanalisi marxista. Perciò Marx, il teorico della ''questione ebrea'', disse nel suo insorpassabile Programma di Gotha, che per creare una societa ugualitaria, la legge deve compensare gli effetti anti-sociali sistematicamente prodotti sulla base delle differenze naturali.

Notiamo che questo no è solo una questione di ''etica'' ma di ''divenire'' storico: In realtà, la negazione dell'uguaglianza dei cittadini nelle societa di sfruttamento dell'Uomo dall'Uomo, e dunque della proprieta privata dei mezzi di produzione, porta inevitabilmente ad una intollerabile contraddizione tra ''forze produttive'' e ''rapporti di produzione'', relegando artificialmente il campo della libertà nel campo della necessità economica. Oggi, il tentativo rinnovato del capitalismo di operare un ''ritorno'' alla società di caste, voluta da Nietzsche e da tanti rabbini e rappresentanti della Chiesa cattolica assieme a tutte le forme di fascismo, non rappresenta altro che la ''coscienza disperata'', da parte della borghesia contemporanea, di essere arrivata al termine della sua missione storica. Ormai, il suo sistema nega ontologicamente, via la produttività sociale e l'accumulazione privata, le ulteriori e necessari sviluppi delle forze produttive. Una tendenza crudelmente rivelata dalla generalizzazione attuale del precariato, prelude del tentativo di ri-introdurre una società di nuova schiavitù e di nuova domesticità.

C'è ancora chi pena a capirlo, forse col scopo di mascherare le mancanze della loro concessione etico-politica sempre soggetta ad un darwinismo unilateralmente relegato nella sola dialettica della natura o peggio ancora nell'illusione arcaica e oscena dell'elezione divina selettiva. Eppure, questi strani ''uomini'' non esitano a reclamare il loro diritto a godere dell'uguaglianza legale in quanto ''cittadini''! Primus inter pares ... ma sopra quale base? O detto in Pour Marx, contre il nihilisme, che i paradossi sono segni di problemi logici insuperabili in un dato ''universo'', in modo che segnalano la necessita di cambiarne. Qui l'universo ormai superato da cambiare rimane il modo di produzione capitalista!)

 

* Il mio concetto del Sud, o di Mezzogiorno, include le periferie del Nord. Perciò si parla qui di Genova assieme a Gioia Tauro e Palermo.